Cosa ci risponderebbe la più sfegatata delle fashion victims se le dicessimo che i suoi irrinunciabili jeans non sono altro che semplici pantaloni da lavoro? Probabilmente ci farebbe una smorfia di sdegno e continuerebbe a dedicarsi alle sue compere, jeans compresi. Ma la realtà è proprio questa, nonostante sia poco conosciuta: i cosidetti “blue-jeans” sono nati come pantaloni dal tessuto leggero e particolarmente resistente, ideali per i marinai di Genova. Perché proprio Genova? Ecco un’altra curiosità. I jeans, come tutti invece potrebbero pensare, non sono nati in America ma in Italia. Risalgono esattamente al XV secolo, come stoffa utilizzata per coprire la mercanzia navale ed esportata attraverso il porto antico di Genova, che in quell’epoca era il simbolo del fervore commerciale: è proprio da qui che i blue-jeans inizieranno il loro lungo viaggio, che dura ormai da più di cinquecento anni! Blue ne indica il colore, jeans la città d’origine ( dal francese “Bleu de Gênes” ), mentre l’appellativo “denim” sta per “de Nîmes”, la città da cui proveniva questa tela color indaco. I commercianti di Nîmes scelsero il porto di Genova come punto di partenza per le merci destinate al Nord America. E’ qui che viene prodotto questo semplice pantalone da lavoro, su particolare richiesta della comunità mineraria, e lanciato a S. Francisco da Levi Strauss; le caratteristiche base del jeans moderno ci sono già tutte: taglio a cinque tasche, bottoni, impunture, rivetti. Nel dopoguerra diventa un indumento da tempo libero, comodo e colorato, per poi tornare nella nativa Europa assieme al boom del casual, diffuso tra i giovani dai primi idoli del cinema (Marlon Brando, James Dean…) e del rock n’ roll. La storia dei jeans continua, segnata dal proibizionismo americano di indossarli a scuola: saranno riammessi all’università ai tempi di Bob Dylan. Il jeans incarna progressivamente la radicalità della ribellione giovanile, dell’insubordinazione urbana; è indice della volontà giovanile di prendere le distanze dalla monotonia del mondo adulto, dall’ ipocrisia di una società omologata. Non a caso, i “sessantottini” scelgono i blue-jeans come uniforme del loro “esercito” per le lotte ai diritti e alla libertà individuale, entusiasmati dall’esplosione del movimento hippy. In particolare, verrà adottato a divisa collettiva il mitico modello Levi’s 501, simbolo dell’ideologia rivoluzionaria, dell’antimoda e dell’anti-perbenismo conservatore e borghese. Allora com’è stato introdotto nel mondo della moda? Dal ‘68 il jeans diventa il primo capo globalizzato, e oggi lo è più che mai, senza pensabili flessioni in tal senso: con il passare dei decenni si è trasformato, seguendo più le fantasie passeggere degli stilisti che l’entusiasmo delle contestazioni politiche. Con il declino di questa atmosfera effervescente infatti, i brand predominanti nel panorama commerciale si impadroniscono del jeans per introdurlo nell’ “armadio medio” della popolazione, effettivamente riuscendoci: avrà un grande successo sopratutto il jeans firmato, data la novità che rappresentava. Dagli anni ‘80 il jeans è diventato un indumento di “lusso”, dato che gran parte delle ditte di abbigliamento produce una propria linea di jeans, da Valentino a Fiorucci, da Armani a Gas, accanto alle leggendarie Levis, Lee e Diesel. Insomma, jeans è diventata “la parola più globalizzata assieme alla pizza”, come afferma Remo Guerrini nel suo libro “Bleu de Gênes”. Quali sono gli elementi che hanno proiettato in maniera così generalizzata i jeans sul modo di vestire e sull’intera società moderna? Sicuramente è un fenomeno che riflette la costruzione dell’identità personale nei decenni, riattraversandone i mutamenti sociali: dall’identità collettiva del jeans, come primo capo unisex, all’identità individuale, come indumento che si carica di senso assieme al proprio vissuto, così duttile da essere facilmente personalizzabile. E voi cosa preferite? Effetto scolorito, effetto strappato o effetto consumato? Ma è pur sempre un effetto. Il jeans nasce come pantalone che va scolorito, strappato, consumato in giro per le panchine del mondo, è questa la sua essenza: un capo globale che narra una storia personale. Certamente fa parte di una costruzione poco significativa, ma è pur sempre un tentativo di differenziazione, che sarà sempre una necessità della persona.
What do we answer the most savage of fashion victims if we say that its essential jeans are nothing more than simple work pants? Probably we would make a grimace of disdain and would continue to concentrate on its purchases, including jeans. But the reality is that, despite being little known: the so-called "blue jeans" pants were born as a lightweight fabric and is particularly resistant, ideal for the sailors of Genoa. Why Genoa? Here is another curiosity. The jeans, as everyone might think however, were not born in America but in Italy. Just go back to the fifteenth century, such as fabric used to cover shipping and the merchandise exported through the ancient port of Genoa, which at that time was the symbol of the fervor business: it is from here that the jeans will begin their long journey, that has lasted more than five hundred years! Blue color indicates the jeans the city of origin (from French "bleu de Genes"), while the name "denim" stands for "de Nîmes", the town she came from this canvas indigo. Traders Nîmes chose the port of Genoa as a starting point for goods destined to North America. And 'here that this simple product is working trousers, upon special request of the mining community, and launched in S. Francisco by Levi Strauss, the basic features of modern jeans are all already there: cut to five pockets, buttons, stitching, rivets. After the war becomes a leisure-wear, comfortable and colorful, then return to his native Europe, along with the boom in casual, popular among young idols from the first film (Marlon Brando, James Dean ...) and rock n 'roll. The history of jeans continues, marked by the American Prohibition wear to school will be readmitted to the university at the time of Bob Dylan. The jeans gradually embodies the radical youth rebellion, insubordination urban youth is in the desire to distance themselves from the monotony of the adult world, from the 'hypocrisy of a society approved. Not surprisingly, the "sessantottini" single blue jeans as a uniform of their "army" fights for the rights and individual freedom, excited by the explosion of the hippie movement. In particular, it will be adopted by a split collective model, the legendary Levi's 501, a symbol of revolutionary ideology, and anti-dell'antimoda conservative and bourgeois respectability. Then as has been introduced in the fashion world? Since '68 the jeans became the first head of globalized, and today more than ever, with no conceivable declines to do so: with the passage of decades has become, according to the most fleeting fantasies of designers that the enthusiasm of political disputes. With the decline of this effervescent atmosphere, in fact, the dominant brand in the commercial landscape seize in order to introduce the jeans' "wardrobe medium" population, actually succeeding: be a great success especially the jeans, the novelty it represented. Since the '80s, denim became a garment of "luxury", as most of the clothing company produces its own line of jeans, Valentino, Fiorucci, Armani, Gas, alongside the legendary Levis, Lee and Diesel. In short, denim has become "globalized along with the word" pizza, like Remo Guerrini says in his book "Bleu de Genes". What are the elements that are projected in a general way on how to dress jeans and the entire modern society? Surely it is a phenomenon that reflects the construction of personal identity over the decades, recrossing the social changes: the identity of the collective jeans, as first head unisex, individual identity, as a garment that is charged with meaning to their experience, so pliable to be easily customizable. And what do you prefer? Effect discolored, torn or worn effect effect? But it is still an effect. The jeans and pants that is born as discolored, torn, worn around the benches of the world, this is its essence: a global leader that tells a personal story. Certainly part of a building not very significant, but it is an attempt of differentiation, which will always be a need for the person.
Per cogliere novità e modi di essere, di diventare…Istinti, evoluzioni e trasformazioni di una società contemporanea sempre più border-line, dove le differenze talvolta vengono cancellate dall’omologazione. Dalle passerelle al costume, dai luoghi ai rapporti interpersonali, per dare un’istantanea sempre nuova del “coprimento” individuale, dall’abito materiale a quello metaforico: le maschere che ognuno di noi indossa, singolarmente e nel proprio ruolo sociale.
lunedì 30 maggio 2011
Il “must” jeans, da icona rivoluzionaria a simbolo della globalizzazione.
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