lunedì 25 luglio 2011

Non solo sushi: la brezza orientale pervade il life style.



L’oriente stupisce e ammalia. Lo ha fatto nei secoli con le sue antiche tradizioni e lo fa tutt’ora, nell’epoca dell’hi–tech e della velocità sugli aggiornamenti contemporanei, a cui peraltro ha contribuito enormemente. Il fascino che l’oriente esercita sull’Europa influenza continuamente il nostro vivere quotidiano e crea un sincretismo culturale che ormai non possiamo che abbracciare con entusiasmo e curiosità. Aperti alla novità, non possiamo che farla propria. Una delle prime tentazioni riguarda certamente il gusto: involtini primavera, spaghetti di soia e frutta caramellata per gli amanti della cucina cinese. E per gli amanti del pesce crudo, dal take away agli elegantissimi ristoranti zen, tanto e coloratissimo sushi, bello da vedere e buono da mangiare; estremamente kawaii. Cos’è ilkawaii? E’ un fenomeno nato negli anni ’80 proveniente in particolare dalla cultura giapponese delle anime, e per l’appunto, tende a indicare tutto ciò che è carino, tenero e colorato. Tuttavia col passare degli anni l’aggettivo ha allargato la sua connotazione non solo agli oggetti, ma è diventato una vera e propria tendenza, uno stile di vita esteso all’inverosimile con lo scopo di realizzare il sogno delle ragazzine giapponesi (e ormai di tutto il mondo): essere carine. Il cambiamento kawaii non ha a che fare solamente con l’estetica, ma anche nel comportamento, con un atteggiamento perlopiù timido e ingenuo; e nel linguaggio, in cui si preferisce l’utilizzo di parole dal suono dolce: una rivoluzione dei canoni , una forma di liberazione dalla società statica, con lo scopo di voler solamente suscitare sentimenti postivi e piacevoli, per prendere tutto meno sul serio e con leggerezza.Colore e leggerezza sono due parole che non sono sfuggite ai deus ex machina dell’alta moda, che hanno saputo interpretare la brezza proveniente dall’oriente con estro innovativo: sulle passerelle trionfano asimmetrie, sete e delicate fantasie floreali. Louis Vuitton, per questa primavera-estate, veste una donna eccentrica ed estrosa in cui predomina il fascino della Cina. I tessuti, brillanti, preziosi ed elettrici, non passano inosservati attraverso l’accostamento di tonalità forti: il viola, il giallo, il blu, e naturalmente il nero. Le linee sono tipiche e squadrate, con l’aggiunta di spacchi e scollature vertiginose; oppure, se non si tratta di abiti lunghi, con pantaloncini dai colori frizzanti che esaltano la figura femminile e prestante con l’immancabile supporto di scarpe altissime e pochette altrettanto raggianti. La collezione Kenzo si è invece lasciata inebriare dal fascino del kimono, capo tipico della tradizione nipponica, tra ampi pantaloni ed eccessi cromatici volutamente netti e decisi; mentre la donna Armani pare quasi una dama appena uscita da un lussuoso soggiorno del Sol Levante: casacche raffinate e tempestate di perline ton sur ton, gonne pantalone lucide dagli amabili colori pastello, e giacche cortissime coperte da mille bottoni. Amanti della moda lasciatevi andare all’esplosione di energia e alla delicatezza soave, senza mai mettere da parte l’eleganza. Oriente e occidente non sono mai stati così vicini.

venerdì 15 luglio 2011

La moda racconta la storia: il lusso tra innovazione e tradizione.

Nella prestigiosa cornice dell’Hotel Bernini Bristol, il 7 Luglio ha avuto luogo la tappa finale dell’evento “La moda racconta la storia”, organizzato da Accademia del Lusso di Roma in occasione delle celebrazioni per il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia. In effetti la location scelta per l’occasione non è per niente casuale: il palazzo che si affaccia su piazza Barberini infatti, fu aperto durante la presa di Roma nel 1870, episodio del Risorgimento che sancì l’annessione di Roma al Regno d’Italia. La manifestazione, inserita negli eventi collaterali della settimana della moda per AltaRoma- AltaModa, ha presentato una giornata ricca e varia, attraverso workshops e seminari, per concludere in bellezza con una sfilata, frutto del lavoro compiuto dagli studenti delle sedi di Milano, Treviso, Palermo e Roma. I quarantanove abiti scelti riflettono alla perfezione lo spirito dell’evento, della moda come espressione artistica, come forma di linguaggio che vuole celebrare alla pari di tutte le altre arti la grandezza del proprio paese attraverso i secoli, dall’ Unità che ci ha reso partecipi della stessa sorte, nel bene e nel male. Tutto è nato da una scommessa, da un’idea maturata tra le aule dell’Accademia del Lusso, con l’obiettivo di omaggiare anche il primo lustro di vita della scuola di moda: ciò che viene sottolineato dalle parole ma ancora di più dai modelli che hanno sfilato è celebrare quella parte d’Italia che vuole guardare avanti, che non si arrende, che spende la propria creatività alla ricerca dell’innovazione, per aprire uno spiraglio di futuro senza mai dimenticare le tappe storiche che ne hanno permesso il raggiungimento. Tutto ciò è espresso attraverso evocazioni esplicite e non, come il tricolore, sia negli abiti che negli accessori, le foglie d’alloro “dantesche” come parte integrante del modello, il richiamo alle camicie garibaldine, sia in rosso che nella variante candida, ma anche attraverso linee che ricalcano la modernità dei nostri giorni: tagli lineari, in cui l’utilizzo del bianco viene molto apprezzato, così come quello del bicolor, ovviamente affiancando il bianco sia al verde che al rosso. Ma la varietà dei modelli non finisce qui: tripudi di pizzi e merletti, maniche a palloncino, camicioni dal taglio “masculin” interpretati con femminilità,  ci riportano direttamente all’Ottocento, mentre gli abiti dai tessuti più leggeri, svolazzanti, e dalle trasparenze che vanno dalle tonalità del viola a quelle del rosa antico, ci ricordano quella parte di moda eterea, espressione di una bellezza quasi universale, che non ha bisogno di ostentare per mostrarsi in tutta la sua eleganza. L’ “aura mediocritas”, la misura d’oro tanto decantata dal celebre Orazio, viene qui portata al livello più alto della sua dimensione artistica, mostrando una donna che viene valorizzata dal proprio abbigliamento e non viceversa, una donna radicata nella storia e cresciuta attraverso di essa, nel proprio ruolo sociale come nella propria libertà. Esattamente la stessa libertà che si oppone all’egoismo soggettivo, alla politica che non è politica ma tirannide, all’individualismo fine a se stesso: una libertà che delinea le sorti di un paese, che si nutre di intraprendenza senza rinunciare mai alla propria identità costruita nel tempo, tracciando i segni della contemporaneità attraverso i simboli che evocano il passato.