A chi non è mai capitato di notare per strada o sulla metro dei soggetti dall’aria cupa e “vampiresca”? Solitamente portano abiti neri con neanche una nota di colore addosso, a eccezione dei capelli e degli accessori sgargianti: lo stile “dark” o “gothic” è ormai un fenomeno ampiamente diffuso, in Italia quanto nel resto d’Europa ( molti giovani italiani sarebbero disposti a tutto pur di fare shopping nei negozi londinesi di Camden Town! ). Anche l’alta moda della collezione autunno inverno 2010-2011 propone un guardaroba che spegne ogni colore per lasciare spazio al lato oscuro che c’è in noi; certamente richiama l’ eleganza glamour del total black attraverso mini gonne, leggins fetish, lunghi cappotti e pizzi un po’ ovunque. Ma, tornando alla tendenza urbana, c’è chi lo definisce un modo di ribellarsi all’omologazione, c’è chi la considera una moda come tutte le altre e chi lo vede e lo pratica come un modus vivendi. Nell’immaginario comune prevale spesso l’idea, un pò confusa, di gruppi legati al satanismo, alla musica rock e metal, all’odio per la vita e tutti i suoi aspetti gioiosi. E’ davvero così? Oppure la considerazione socialmente strutturata è meramente superficiale? Torniamo un po’ indietro nel tempo: solo così possiamo constatare quanto ciò che sembrerebbe estraneo al nostro carattere mediterraneo, socievole, italiano, sia profondamente legato al nostro sviluppo culturale, a partire dalla nostra stimata letteratura e tradizione artistica. Dall’ Ottocento, in tutta Europa si è diffusa un’atmosfera di tramonto, decadenza. In una società sempre più meccanizzata, il trauma umano di non riconoscersi più in qualcosa che lui stesso ha creato porta a vari effetti: in primo luogo l’artista, il letterato e l’intellettuale diventano delle figure emarginate e perdono la loro “aureola”, ceduta violentemente a chi produce, consuma, accumula profitto. Come potrebbe l’intellettuale esprimersi liberamente in un clima così poco creativo? Il mondo reale non da ispirazione sufficiente? Bene, allora è il momento di rivolgersi a un altro mondo, alla sfera più spontanea, originaria e vera che ci sia, quella interiore. Il ritorno all’io da la possibilità di esprimere nella poesia, nell’ arte, nella letteratura, quello che l’uomo aveva ignorato per troppo tempo: se stesso. Si era data priorità a ciò che la società aveva cucito addosso, ma ora è giunto il momento di liberarsi di queste vesti e porsi in maniera diversa nei confronti del mondo, di farsi delle domande sulla propria vita e su tutto ciò che comporta soluzioni di certo poco consolatorie! Si instaura una nuova sensibilità nei confronti della finitudine e di tutte le situazioni limite, come la nascita, la sofferenza, la morte, tutte tematiche affrontate dai giganti della letteratura novecentesca: da Kafka a Camus nel panorama europeo, e in Italia da Ungaretti, nella concezione della vita come “naufragio di speranze”, a Montale, nei limiti esistenziali del suo “meriggiare pallido e assorto”, da Quasimodo a Saba. Il costume “esistenzialistico” , che riflette queste istanze artistiche e culturali, si diffuse ampiamente ed era proprio di alcune avanguardie giovanili, riconoscibili per determinati modi di vestire o di portare i capelli facilmente affiancabili ai “dark” dei giorni nostri. Nonostante le sue forme superficiali e spesso grottesche, questa tendenza ha rappresentato un vero e proprio anello di congiunzione, e soprattutto è valso come protesta contro i conformismi e le false sicurezze. Detto ciò, alcuni modi di vestire sono da considerare come semplici manifestazioni di personalità, o sono indice di consapevolezza e accettazione della vita anche nel suo lato più buio? E’ questo che spesso mettiamo da parte per pura comodità? Sicuramente c’è chi si adatta alla moda “dark” per accettazione da parte di qualcuno o per costruzione di una maschera, ma non si può pensare a tutti coloro che vivono questa tendenza come soggetti che odiano la vita: probabilmente molti di questi sono coloro che hanno un rapporto più concreto con l’esistenza, che è altrettanto concreta, e la vivono più di tutti nella sua totalità. Ciò che fanno è solo riflettere il loro mondo all’esterno come libera forma di espressione e magari sperando che qualcuno, un giorno, non veda in loro solo le tenebre ma anche uno spiraglio che fa luce su aspetti della vita che riguardano tutti e che spesso dimentichiamo.
Who has not ever see the street or on the meter of the subject and gloomy-looking "vampire"? Usually wear dresses blacks with even a hint of color on her, except for hair and gaudy accessories: style "dark" or "Gothic" has become a widespread phenomenon in Italy than elsewhere in Europe (many young Italians would willing to do anything to shopping in London's Camden Town!). Even haute couture fall winter 2010-2011 collection offers a wardrobe that goes out to make room for each color to the dark side that is in us, certainly recalls the 'glamorous elegance of the all-black mini skirts through, leggings fetish, long coats lace and a little 'everywhere. But, back to the urban trend, there are those who rebel against him as a way of approval, there are those who consider it a fashion as any other and anyone who sees it and practice it as a modus vivendi. Often prevails in the popular imagination the idea, a bit confused, groups linked to Satanism, rock music and metal, hatred for life and all its joyful aspects. It 'really true? Or consider the socially structured is merely superficial? Let's go back a little 'back in time: the only way we can see how that would seem alien to our Mediterranean character, sociable, Italian, is deeply tied to our cultural development, as estimated from our literature and artistic tradition. From the 'nineteenth century, has spread across Europe an atmosphere of sunset, decline. In an increasingly mechanized, the human trauma of not longer recognize something he himself has created leads to various effects: first, the artist, the writer of the figures el'intellettuale become marginalized and lose their "halo" sold violently to those who produce, consume, accumulate profit. How could vote freely in the intellectual climate so little creative? The real world is not inspiration enough? Well, it's time to turn to another world, the sphere more spontaneous, original and true that there is, the interior. The Return of the ability to express the self in poetry, in 'art, in literature, what the man had ignored for too long: himself. It was given priority to what the company had made on him, but now it is time to get rid of these clothes and put on in a different way to the world, to be questions about his life and all that entails certain solutions very comforting! It establishes a new awareness of finitude and of all the extreme situations, such as birth, suffering, death, all issues addressed by the giants of twentieth-century literature: Kafka to Camus in the European scene, and in Italy by Ungaretti, in conception of life as "the wreck of hope," in Montale, within the limits of his existential "noon pale and thoughtful," by Quasimodo in Saba. The costume "existentialist", which reflects these concerns artistic and cultural spread widely and it was just some youthful avant-garde, recognizable by certain modes of dress or wear their hair can easily be joined to the "dark" of this day. Despite its superficial and often grotesque, this trend has been a real link, and above all earned as a protest against the conformism and false security. That said, certain modes of dress are to be considered as mere manifestations of personality, or an indicator of awareness and acceptance of life even in its darkest side? And 'this often put aside for convenience? Surely there are those who fit the trendy "dark" for acceptance by someone or for construction of a mask, but you can not think of all those who live this trend as people who hate life, probably many of these are those who have a relationship with a more concrete existence, that is equally concrete, and most of all live in its entirety. What they do is only to reflect their world outside as a form of free expression and perhaps hoping that someone, someday, will not see them only darkness but also a window that sheds light on aspects of life that concern everyone and that often forget.
Per cogliere novità e modi di essere, di diventare…Istinti, evoluzioni e trasformazioni di una società contemporanea sempre più border-line, dove le differenze talvolta vengono cancellate dall’omologazione. Dalle passerelle al costume, dai luoghi ai rapporti interpersonali, per dare un’istantanea sempre nuova del “coprimento” individuale, dall’abito materiale a quello metaforico: le maschere che ognuno di noi indossa, singolarmente e nel proprio ruolo sociale.
lunedì 30 maggio 2011
Dark style: odio o amore incondizionato per la vita?
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