I cambiamenti sociali, si sa, non sono circoscritti, ma vengono riflessi in ogni sfera del reale e non solo: prima di tutto si manifestano nella sfera artistica, in quel mondo che lancia un ponte tra sogno e realtà a tutti, ma che pochi possono comprendere, interpretare ed intuire prima che il cambiamento venga a “bussare”materialmente alla nostra porta. La moda è un’espressione sottile di questa conoscenza più originaria e sensibile, precorre le atmosfere che viviamo e che vivremo, ha un “fiuto” particolare. Nel corso del ‘900 questa qualità quasi preveggente si è manifestata in una delle lotte fondamentali dell’umanità per l’uguaglianza e la democrazia, quella per l’emancipazione femminile; il ruolo della donna ha compiuto un percorso in continua ascesa, che nel mondo della moda ha corso lungo quel doppio canale per cui le tendenze anticipano ma allo stesso tempo confermano il perenne riassestamento sociale. Il ‘900 è stato un secolo che l’uomo ha quasi dovuto rincorrere per stare ai tempi, un po’ come la donna stessa e la sua affermazione che minacciava di spostarlo dal podio. Dalla seconda rivoluzione industriale tutto ciò fu molto evidente: in Inghilterra le fabbriche tessili iniziarono a determinare una grande trasformazione nel vestire, fornendo buoni tessuti a prezzi sempre meno elevati e moltiplicando quelli leggeri, colorati, esotici e decorativi, decisamente adatti per l’estate e i sabati danzanti, per una donna che ormai poteva frequentare ambienti mondani di ogni genere. Tra il 1890 ed il 1910 l’affermarsi della fabbricazione in serie abbassò i costi e rese accessibili gli abiti alla moda anche ai ceti meno abbienti, soprattutto dopo la distribuzione sempre più diffusa nei grandi magazzini. La moda viene presentata in tutto il suo splendore dagli anni ’50 in poi: il mondo viene travolto dal “New Look” del francese Christian Dior, tra spalle scoperte e scollature vertiginose, e Parigi diventa la capitale della moda; con l’arrivo del rock n’ roll nelle sale da ballo c’è spazio solo per reggicalze, mini abiti e soprattutto minigonne, grazie alla novità introdotta dalla stilista Mary Quant. La moda diventa sempre più unisex, prende ispirazione più dalla strada che dalle sartorie e l’etnico domina su tutto, anche grazie alla libertà morale e sessuale veicolata dagli hippies, i primi a rifiutare il consumismo e…la biancheria intima! Negli anni ’70 il punk domina Londra e non solo, e il livello di inibizione si abbassa sempre di più non solo per le minigonne, ma anche per le calze rete e i tacchi alti. Negli ultimi decenni la mentalità comune ha subito un’apertura notevole, in particolare da quando la donna ha iniziato ad essere sempre più presente nel mondo del lavoro: compaiono i pantaloni e la gonna pantalone, tutti capi funzionali nella quotidianità e nella battaglia femminile per l’uguaglianza dei diritti. Una delle figure emblematiche nella rivoluzione del concetto di femminilità è stata sicuramente Coco Chanel, che seppe interpretare al meglio lo spirito modernista della sua epoca, prefiggendo una nuova immagine della donna, libera, indipendente dall’uomo, moderna e all’avanguardia: ha saputo dar voce al bisogno di un’effettiva riforma sociale del ruolo e dello stile di vita femminile, unendo eleganza e raffinatezza alla praticità e al comfort. Negli ultimi decenni nella moda non si può più distinguere uno stile preciso che definisca la donna, perché la donna non è più in gabbia, può permettersi tutto, dall’essenzialità alla frivolezza, e il ruolo dello stilista è ormai quello di un consigliere che non impone nulla: si distruggono le forme, si miscelano i colori, si fondono tendenze contrastanti, all’insegna di una nuova modalità di pensiero, più dinamica e meno bigotta. Il tempo scorre inesorabilmente, e nel nostro mondo non c’è più spazio per una ragione restrittiva e costrittiva che orienti le nostre scelte, tutto è possibile e tutto cambia. L’evoluzione del ruolo femminile nella società ci dimostra che legarsi troppo al passato e all’abitudine, rimanendo scettici e timorosi, ci lascia fermi al punto di partenza senza possibilità di intravedere una meta, di reinventarci e progredire: questo cammino riguarda tutti ma…in tacchi ha indubbiamente più stile.
Social changes, you know, are not circumscribed, but are reflected in every sphere of reality and not only that first manifested in the artistic sphere, in that world that throws a bridge between dream and reality at all, but that few can understand , interpret and intuit before the change is to "knock" materially to our door. Fashion is an expression of this subtle and sensitive knowledge original, ahead of the atmosphere that we live and live, has a "nose" special. Over 900 of this quality is manifested almost prescient in one of the fundamental human struggle for equality and democracy, for the emancipation of women, the role of women has taken a path continues to rise, and in the world fashion along the course that has dual channel so anticipate trends but at the same time confirm the perennial social readjustment. The 900 was a century that man has almost had to chase for the time being, a bit 'like the woman herself and her statement that threatened to move from the podium. Since the second industrial revolution, everything was very clear: in England textile mills began to make a big change in dress, always providing good fabrics at prices lower than those multiplying and light, colorful, exotic and decorative, very suitable for summer and Saturday dance, to a woman who could now attend all kinds of worldly environments. Between 1890 and 1910 the rise of mass production lowered costs and made affordable fashionable clothes even the poorer classes, especially after more and more widespread distribution in department stores. The fashion is presented in all its glory from the '50s onward, the world is overwhelmed by the "New Look" of the French Christian Dior, including plunging necklines and bare shoulders, and Paris became the capital of fashion, with the arrival of rock n 'roll dance halls there is only room for garters, mini skirts dresses and above all, thanks to the innovations introduced by fashion designer Mary Quant. Fashion becomes more and more unisex, inspired more by road from the dressmakers and ethnicity dominates throughout, thanks to the moral and sexual freedom conveyed by the hippies, the first to reject consumerism and ... underwear! In the '70s punk dominates London and beyond, and the level of inhibition falls more and more not only for skirts, but also for the network stockings and high heels. In recent decades, the mentality has been remarkable openness, particularly when the woman began to be increasingly present in the working world: you can see the pants and skirt, all functional heads in everyday life and in the battle for women 'equal rights. One of the emblematic figures in the revolution of the concept of femininity was surely Coco Chanel, who was able to better interpret the modernist spirit of his age, prefixing a new image of women, free, independent of man, modern and avant-garde: he knew give voice to the need for effective social reform and the role of women's lifestyle, combining elegance and sophistication with the convenience and comfort. In recent decades in fashion can no longer distinguish a particular style that defines the woman because she is no longer in a cage, can afford everything, by the essentiality to frivolity, and the role of the designer is now that of an adviser who does not imposes nothing will destroy the forms, the colors blend, blend contrasting trends, marked by a new mode of thought, more dynamic and less bigoted. The inexorable passage of time, and in our world there is no room for a reason restrictive and constrictive to guide our choices, everything is possible and everything changes. The changing role of women in society shows that we attach too much in the past and habit, remaining skeptical and afraid, let us stop at the starting point without the possibility of a glimpse of a goal, to reinvent ourselves and progress: this process applies to all but ... in heels no doubt has more style.
Per cogliere novità e modi di essere, di diventare…Istinti, evoluzioni e trasformazioni di una società contemporanea sempre più border-line, dove le differenze talvolta vengono cancellate dall’omologazione. Dalle passerelle al costume, dai luoghi ai rapporti interpersonali, per dare un’istantanea sempre nuova del “coprimento” individuale, dall’abito materiale a quello metaforico: le maschere che ognuno di noi indossa, singolarmente e nel proprio ruolo sociale.
lunedì 30 maggio 2011
Emancipazione femminile, evoluzione nello stile.
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