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martedì 7 febbraio 2012

Candidamente romantico, sfacciatamente in contrasto: total white.



Panna montata, nuvole, meringa, pizzi, volant. Il romanticismo viene declinato questa stagione con un solo colore: il bianco. Con trasparenze che sfumano in seduzione o semplicemente puro e immacolato, il bianco sembra oscurare con il suo candore il fascino invernale del nero, in modo inafferrabile e tenue, delicato come un soffio. Allora cosa c’è da fare se non puntare sul bianco dalle mille sfaccettature? Non sono da escludere le altre nuances come il beige o il rosa salmone chiarissimo, romantiche, ingenue, fresche e innocenti, ma anche sfrontate e aggressive se abbinate impeccabilmente con accessori e dettagli in metallo o in pelle. Una femminilità sempre pronta a diffondere un’aura luminosa all’esterno e su ogni centimetro di pelle. Il bianco, simbolo di purezza ed innovazione, luce e tecnologia, funziona anche come neutralizzatore di stress e ansie, aiutando a disintossicarsi dalla vita frenetica e caotica della metropoli. Nulla di meglio dunque, che vestirsi come i fiocchi di neve nelle fredde giornate metropolitane. Per le donne che vogliono sentirsi più angeli che dark ladies, Derek Lam definisce la donna con linee essenziali, quasi celestiali; Emilio Pucci lascia libero sfogo ad una creatività romantica senza tempo attraverso pizzi principeschi e sontuose  balze; Laura Biagiotti riporta in auge la maxi camicia da usare come abitino ; Alberta Ferretti delinea un look più strettamente da spiaggia, o da calda estate in  città, con l’abito sottoveste: elegante, chiaro, perfetto la sera con un gioiello prezioso o un accessorio stravagante, passapartout il giorno. Anche se un tempo il bianco era il colore relegato al giorno delle nozze, oggi è tra le tinte più chic della palette cromatica, sopratutto durante la bella stagione che incalza sempre più velocemente, quando riflette i raggi del sole, mettendo in risalto la pelle chiarissima o ambrata, il biondo o il bruno, è il colore che fa per tutte, perchè adatto a ognuna e in ogni stagione, di giorno come di sera. Ogni colore ha una sua caratteristica, una vita propria. Quando lo si sceglie per indossarlo, in qualche modo, parla di noi. Per questa stagione si potrà scegliere tra un’infinità di colori da indossare, ma il bianco ha un’essenza molto particolare:  in realtà è un non-colore, o meglio, la somma dei colori e insieme il loro annullamento, come un’astrazione della mente il bianco ci regala un allure unica, chic, distaccata se totale. Infatti solitamente, se usato puro, spaventa e attrae contemporaneamente, è sublime. Perciò per sfoggiare un perfetto total white occorre molta classe e risolutezza. Chi avesse dubbi sul fatto che il bianco sia uno dei colori più trendy della stagione, dia un’occhiata alle collezioni: è questa  tinta “lunare”, nella sua facilità di abbinamento, nella sua estrema versatilità, ad avere un successo senza eguali. Puro come il latte, abbagliante come la luce, il bianco rapisce e affascina. Molte donne preferiscono non osare, perchè il bianco non ammette mediazioni, è assoluto per natura, non tollera leggerezze perché annulla i contorni ma da volume alla materia, non si mimetizza come il nero e non si offre agli sguardi come i colori, ed elegante lo è di suo. Altre ancora lo usano come un contrasto, una base, una fugace interruzione. Ma quali accessori abbinare ad un outfit total o parzialmente white? Perfetti quelli in cuoio o sughero per un look classico ed etnico, mentre chi ama sorprendere potrà accostare al bianco accessori argento e oro, oppure colorati fluo e laminati nei colori più accesi. Per una volta andare in bianco non è poi così male.

sabato 18 giugno 2011

Moda sauvage tra zebre e leopardi: welcome to the jungle!


Blumarine

Sappiamo tutti che la città è una vera e propria giungla, la viviamo ogni giorno, ma in quest’ultima  stagione la metafora è da prendere nel senso letterale del termine. La stampa animalier ha la meglio su tutti i guardaroba, dall’abbigliamento agli accessori che lo completano, trucco compreso, in particolare sulle unghie, con smalti bicolor dal sapore selvaggio, e negli ombretti abilmente modulati per uno sguardo felino. In scena da sempre sulle passerelle, l’animalier è ormai un classico, ma ultimamente è diventata una tendenza immancabile: si trova dappertutto, su scarpe, borse, cappelli, abiti, totalmente o anche solo con un dettaglio, ma di certo non poco vistoso, magari per smorzare l’aria troppo seria e formale di alcuni outfit. Che poi sia un classico è innegabile, forse la tendenza più antica al mondo e dalle origini curiose; già nei popoli primitivi era diffuso l’utilizzo di pelli animali, e non semplicemente per evitare condizioni climatiche sfavorevoli. Lo stesso Charles Darwin afferma che “i vestiti furono fatti primariamente a scopo ornamentale e non per tener caldo”. Infatti la decorazione, fondamentale nella vita e nella cultura di questi popoli, era influenzata profondamente da riti e credenze legati alla magia e alla superstizione:  indossare le pelli degli animali uccisi avrebbe dovuto trasmettere all’uomo la forza degli animali stessi. Tutt’oggi questo vestire che avvolge quasi come una seconda pelle, carica il corpo di significato, per una donna “sauvage” che mette da parte timore e insicurezze e richiami invece la libertà dello stato di natura, fatto di seduzione e impetuosità , di coraggio ed emancipazione. Le stampe maculate, zebrate o pitonate  non sono rimaste certo indifferenti all’ispirazione di vari stilisti, che hanno interpretato questo trend senza tempo in maniera fresca e innovativa, in particolare Dolce & Gabbana, Blumarine, Burberry Prorsum e ovviamente Just Cavalli, facendone un cavallo di battaglia vincente tanto nell’alta moda quanto nelle riproduzioni che vediamo e che indossiamo in giro per la città. La star della nuova primavera-estate sembra essere la stampa leopardata, ma anche lo zebrato è parecchio gettonato, tra semplicità ed esasperazione delle fantasie; in effetti, la novità della stagione è proprio il fatto di abbinare tra loro le stampe animalier, perfino il “pitonato”! Per un effetto più sobrio l’accostamento ideale è dato dall’animalier su tinta chiara, molto chic e facilmente abbinabile ad accessori in pelle. Assolutamente da evitare  i tessuti “pelosi”, che possono risultare troppo kitsch e cadere nel volgare, molto meglio invece le stoffe leggere e svolazzanti come il chiffon. Affianco alla versione più classica dell’animalier, che riprende i toni bruni più o meno chiari delle pelli animali, per chi non  vuole passare inosservata, ecco le alternative di colori e materiali: largo ai colori shocking come il viola, il turchese e il fucsia. E’ sicuramente un mix contrastante e che da gran peso al look, ma di grande effetto, capace di portare in sintesi la tradizione più antica e sevaggia con le tonalità neon e sgargianti, perlopiù inesistenti in natura. D’altronde, se si vuole risultare audaci, bisogna farlo fino in fondo. E allora via alla creatività, al libero sfogo espressivo nei colori e nei manti degli animali della savana: welcome to the jungle!

lunedì 30 maggio 2011

Ironia e femminilità, ambiguità e provocazione…il tormentone burlesque.

Un bicchiere da cocktail di dimensioni gigantesche, luci soffuse accese, inizia una melodia “ammiccante”. Non è la nuova pubblicità del Martini, ma l’atmosfera tipica di uno spettacolo “burlesque”, il palcoscenico in cui la donna riscopre se stessa come creatura misteriosa ma allo stesso tempo “civettuola” e  diva, niente a che vedere con la volgarità. Dita Von Teese, eco vivente della leggendaria Betty Page, ha fatto scuola, e ha certamente dato filo da torcere a tutti coloro che la vedevano come un fenomeno retro da strapazzo, una sorta di maschera carnevalesca (seppur bellissima) che dura tutto l’anno. Tuttavia la giunonica Von Teese ha inaugurato questo tormentone originario della Belle Epoque anche all’interno della moda, come modella d’eccezione per vari stilisti, e come musa ispiratrice per collezioni di intimo che sfilano (e si sfilano) ad arte. Il fenomeno burlesque oggi impazza dappertutto: in particolare dopo la recente uscita dell’omonimo film, con l’intramontabile Cher e la camaleontica Christina Aguilera, il “New burlesque” si è fatto strada, sia come fenomeno d’intrattenimento, non più riservato esclusivamente all’universo maschile, sia come vera e propria attività fisica. Anche in Italia infatti grazie alle donne, dalle fanciulle poco più che maggiorenni fino alle madri di famiglia alla soglia dei quaranta, aumentano le iscrizioni ai corsi di “sexy fit”, in cui tutte si calano nella parte della diva ani ’50 per scoprire e riscoprire il piacere del gioco un po’ “ambiguo” ma anche motorio, un’alternativa alla solita attività della palestra: è un nuovo modo per apportare benefici alla propria tonicità ma anche all’autostima. Non solo, tra poco uscirà il nuovo reality dedicato a questo style d’altri tempi, “Lady burlesque”, in cui ragazze e donne speranzose si sfideranno a colpi di boccoli e boa di struzzo. In effetti nel burlesque è immancabile il supporto di guêpière strettissime in vita, piume e altri accessori scintillanti, tutto parte integrante di questo vero e proprio must, che va ben oltre il semplice sfoggiare la lingerie: certamente questa seduzione ironica e dal sapore vintage non può fare a meno di reggiseni a balconcino, corsetti che tolgono il fiato, coulotte altissime e fascianti, tutti ideati per modellare ed enfatizzare le curve femminili, ma tutto ciò è solo la base del burlesque, uno stile che incarna la vera arma della femme fatale, la seduzione. Com’è che questa forma di spettacolo ormai datata, provocante e satirica, è tornata in auge a XXI secolo ormai inoltrato? Attraverso l’eccesso, l’ironia e un tocco di comicità, il burlesque ha la capacità di far sentire la donna una vera star sensuale, con le sue curve, i suoi difetti, ma anche la sua capacità di non prendersi troppo sul serio. La comicità che caratterizza la seduzione è fondamentale nello strip retro, in cui si va ben aldilà del trionfo di autoreggenti, frangette bombate e labbra di fuoco, e ha a che vedere con un uso “glam” del tempo. Si, proprio il tempo. Perché? La risposta è ben evidente in una delle opere del filosofo danese Kierkegaard, “Diario di un seduttore”: il vero seduttore è il seduttore psichico, e il suo principale strumento di seduzione è appunto il tempo, modulato delicatamente. Il suo obbiettivo non è possedere fisicamente, ma mentalmente, frutto di un egoismo raffinato che trae piacere nel condurre a un soggiogamento totale senza a sua volta essere soggiogati, rimanendo sospesi in un’atmosfera coinvolgente ma indeterminata, proprio come quella evocata dalla pin up burlesque: «un'immagine che [...] non acquista mai contorni e consistenza, formata costantemente, ma non viene mai compiuta», e perciò non già un «individuo particolare, ma la potenza della natura, il demoniaco, che non [...] smetterà di sedurre come il vento di soffiare impetuoso, il mare di dondolarsi o una cascata di precipitarsi giù dal suo vertice.»