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lunedì 30 maggio 2011

Ironia e femminilità, ambiguità e provocazione…il tormentone burlesque.

Un bicchiere da cocktail di dimensioni gigantesche, luci soffuse accese, inizia una melodia “ammiccante”. Non è la nuova pubblicità del Martini, ma l’atmosfera tipica di uno spettacolo “burlesque”, il palcoscenico in cui la donna riscopre se stessa come creatura misteriosa ma allo stesso tempo “civettuola” e  diva, niente a che vedere con la volgarità. Dita Von Teese, eco vivente della leggendaria Betty Page, ha fatto scuola, e ha certamente dato filo da torcere a tutti coloro che la vedevano come un fenomeno retro da strapazzo, una sorta di maschera carnevalesca (seppur bellissima) che dura tutto l’anno. Tuttavia la giunonica Von Teese ha inaugurato questo tormentone originario della Belle Epoque anche all’interno della moda, come modella d’eccezione per vari stilisti, e come musa ispiratrice per collezioni di intimo che sfilano (e si sfilano) ad arte. Il fenomeno burlesque oggi impazza dappertutto: in particolare dopo la recente uscita dell’omonimo film, con l’intramontabile Cher e la camaleontica Christina Aguilera, il “New burlesque” si è fatto strada, sia come fenomeno d’intrattenimento, non più riservato esclusivamente all’universo maschile, sia come vera e propria attività fisica. Anche in Italia infatti grazie alle donne, dalle fanciulle poco più che maggiorenni fino alle madri di famiglia alla soglia dei quaranta, aumentano le iscrizioni ai corsi di “sexy fit”, in cui tutte si calano nella parte della diva ani ’50 per scoprire e riscoprire il piacere del gioco un po’ “ambiguo” ma anche motorio, un’alternativa alla solita attività della palestra: è un nuovo modo per apportare benefici alla propria tonicità ma anche all’autostima. Non solo, tra poco uscirà il nuovo reality dedicato a questo style d’altri tempi, “Lady burlesque”, in cui ragazze e donne speranzose si sfideranno a colpi di boccoli e boa di struzzo. In effetti nel burlesque è immancabile il supporto di guêpière strettissime in vita, piume e altri accessori scintillanti, tutto parte integrante di questo vero e proprio must, che va ben oltre il semplice sfoggiare la lingerie: certamente questa seduzione ironica e dal sapore vintage non può fare a meno di reggiseni a balconcino, corsetti che tolgono il fiato, coulotte altissime e fascianti, tutti ideati per modellare ed enfatizzare le curve femminili, ma tutto ciò è solo la base del burlesque, uno stile che incarna la vera arma della femme fatale, la seduzione. Com’è che questa forma di spettacolo ormai datata, provocante e satirica, è tornata in auge a XXI secolo ormai inoltrato? Attraverso l’eccesso, l’ironia e un tocco di comicità, il burlesque ha la capacità di far sentire la donna una vera star sensuale, con le sue curve, i suoi difetti, ma anche la sua capacità di non prendersi troppo sul serio. La comicità che caratterizza la seduzione è fondamentale nello strip retro, in cui si va ben aldilà del trionfo di autoreggenti, frangette bombate e labbra di fuoco, e ha a che vedere con un uso “glam” del tempo. Si, proprio il tempo. Perché? La risposta è ben evidente in una delle opere del filosofo danese Kierkegaard, “Diario di un seduttore”: il vero seduttore è il seduttore psichico, e il suo principale strumento di seduzione è appunto il tempo, modulato delicatamente. Il suo obbiettivo non è possedere fisicamente, ma mentalmente, frutto di un egoismo raffinato che trae piacere nel condurre a un soggiogamento totale senza a sua volta essere soggiogati, rimanendo sospesi in un’atmosfera coinvolgente ma indeterminata, proprio come quella evocata dalla pin up burlesque: «un'immagine che [...] non acquista mai contorni e consistenza, formata costantemente, ma non viene mai compiuta», e perciò non già un «individuo particolare, ma la potenza della natura, il demoniaco, che non [...] smetterà di sedurre come il vento di soffiare impetuoso, il mare di dondolarsi o una cascata di precipitarsi giù dal suo vertice.»