Ragazze con la mania dell’esibizionismo e la tendenza al suicidio? Niente
di tutto ciò. Le Suicide Girls, ragazze alternative che non mirano alla morte, come molti
erroneamente credono, indicano nient’altro che il “suicidio” della classica
ragazza per bene, per lasciare spazio a quella che definiscono la vera essenza
del loro animo: “ What some people think makes us strange or weird or fucked up,
we think is what makes us beautiful." Questo é il loro motto, ma la
risposta della società quale potrebbe essere? Non sarà semplice, e varierà in
base al carattere e alle credenze di chi guarda, ma ciò che é certo éche il
fenomeno “Suicide Girls” é ormai ben più che una moda: un vero e proprio
movimento che sta toccando anche la nostra penisola. La “community” venne fondata anni fa dalla
fotografa americana "Missy Suicide", che iniziò a fotografare delle
ragazze particolari e dichiaratamente alternative senza veli e senza la paura
di nascondere segni e imperfezioni fisiche da parte di queste ultime. Il nome é
un omaggio manifesto al romanzo preferito di Missy, "Survivor", di
Chuck Palahniuk. Uno dei lati positivi e genuini dell’arte portata avanti dalle
modelle e dai fotografi Suicide é la negazione del silicone e di qualsiasi
altro ritocco, persino quello del sempre presente Photoshop. Possiamo benissimo
definirle le anti-conigliette di Playboy, le anti-veline, una via di mezzo tra
i personaggi degli anime made in Japan e il punk degli anni settanta. Nell’universo
delle Suicide Girls ogni donna é splendida perché diverso e unico modello di
femminilità: ogni corpo femminile é capace di osare, di provocare e
d'inquietare. Questa é la libertà che é possibile, e per loro necessario,
esprimere. Per i "contrari" questo é solo un altro modo per esibirsi,
senza nessuna filosofia da portare avanti, ma sappiamo bene che dietro ogni
tendenza e ogni minimo interesse si cela sempre un meccanismo misterioso e
socialmente affascinante, soprattutto nel caso delle Suicide Girls: é come se
queste belle e meno (secondo i canoni estetici predominanti, ovviamente)
ragazze, incarnino, più degli altri tipi di bellezza, il "lato oscuro"
dell'immaginario maschile, soprattutto quello in cui esistono donne che non
chiedono il permesso, che si autoaffermano a tutti i costi e che fanno del loro
corpo prima di tutto un tempio per sé stesse, scegliendo il proprio look, e
rendendolo il più simile possibile al loro vero “ego” , attraverso piercing e tatuaggi
che raccontano un po’ si sé. Sicuramente il risultato sarà uno strumento di
lavoro oltre che di piacere, portando tutto ciò all'esterno e mostrandolo al
mondo grazie alla dedizione di fotografi e stylist indipendenti. Il loro non
allinearsi ai trend, alle mode e ai dogmi della bellezza tipici delle riviste
di moda é un chiaro segnale di rifiuto delle norme comportamentali ed estetiche
convenzionali. L’approccio fotografico é ricco di fantasia, la
varietà delle modelle incredibile e la libertà di potersi autorappresentare
al di fuori dagli schemi é unica e simbolica:
Suicide Girls non significa soltanto essere tatuate o piene di
piercing, ma anche costruirsi uno stile di vita che corrisponda a profonde
esigenze di indipendenza personale, senza mai rinnegare la propria femminilità.
Questo é il mondo delle Suicide Girls, una dimensione di cui si parlerà ancora
per molto tempo e che vale la pena di visitare con curiosità.
Per cogliere novità e modi di essere, di diventare…Istinti, evoluzioni e trasformazioni di una società contemporanea sempre più border-line, dove le differenze talvolta vengono cancellate dall’omologazione. Dalle passerelle al costume, dai luoghi ai rapporti interpersonali, per dare un’istantanea sempre nuova del “coprimento” individuale, dall’abito materiale a quello metaforico: le maschere che ognuno di noi indossa, singolarmente e nel proprio ruolo sociale.
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domenica 28 ottobre 2012
La “morte” della ragazza convenzionale: Suicide Girls.
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