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domenica 28 ottobre 2012

La “morte” della ragazza convenzionale: Suicide Girls.



Ragazze con la mania dell’esibizionismo e la tendenza al suicidio? Niente di tutto ciò. Le Suicide Girls, ragazze alternative che non mirano alla morte, come molti erroneamente credono, indicano  nient’altro che il “suicidio” della classica ragazza per bene, per lasciare spazio a quella che definiscono la vera essenza del loro animo: “ What some people think makes us strange or weird or fucked up, we think is what makes us beautiful." Questo é il loro motto, ma la risposta della società quale potrebbe essere? Non sarà semplice, e varierà in base al carattere e alle credenze di chi guarda, ma ciò che é certo éche il fenomeno “Suicide Girls” é ormai ben più che una moda: un vero e proprio movimento che sta toccando anche la nostra penisola.  La “community” venne fondata anni fa dalla fotografa americana "Missy Suicide", che iniziò a fotografare delle ragazze particolari e dichiaratamente alternative senza veli e senza la paura di nascondere segni e imperfezioni fisiche da parte di queste ultime. Il nome é un omaggio manifesto al romanzo preferito di Missy, "Survivor", di Chuck Palahniuk. Uno dei lati positivi e genuini dell’arte portata avanti dalle modelle e dai fotografi Suicide é la negazione del silicone e di qualsiasi altro ritocco, persino quello del sempre presente Photoshop. Possiamo benissimo definirle le anti-conigliette di Playboy, le anti-veline, una via di mezzo tra i personaggi degli anime made in Japan e il punk degli anni settanta. Nell’universo delle Suicide Girls ogni donna é splendida perché diverso e unico modello di femminilità: ogni corpo femminile é capace di osare, di provocare e d'inquietare. Questa é la libertà che é possibile, e per loro necessario, esprimere. Per i "contrari" questo é solo un altro modo per esibirsi, senza nessuna filosofia da portare avanti, ma sappiamo bene che dietro ogni tendenza e ogni minimo interesse si cela sempre un meccanismo misterioso e socialmente affascinante, soprattutto nel caso delle Suicide Girls: é come se queste belle e meno (secondo i canoni estetici predominanti, ovviamente) ragazze, incarnino, più degli altri tipi di bellezza, il "lato oscuro" dell'immaginario maschile, soprattutto quello in cui esistono donne che non chiedono il permesso, che si autoaffermano a tutti i costi e che fanno del loro corpo prima di tutto un tempio per sé stesse, scegliendo il proprio look, e rendendolo il più simile possibile al loro vero “ego” , attraverso piercing e tatuaggi che raccontano un po’ si sé. Sicuramente il risultato sarà uno strumento di lavoro oltre che di piacere, portando tutto ciò all'esterno e mostrandolo al mondo grazie alla dedizione di fotografi e stylist indipendenti. Il loro non allinearsi ai trend, alle mode e ai dogmi della bellezza tipici delle riviste di moda é un chiaro segnale di rifiuto delle norme comportamentali ed estetiche convenzionali.  L’approccio fotografico é ricco di fantasia, la varietà delle modelle incredibile e la libertà di potersi autorappresentare al di fuori dagli schemi é unica e simbolica:  Suicide Girls non significa soltanto essere  tatuate o piene di piercing, ma anche costruirsi uno stile di vita che corrisponda a profonde esigenze di indipendenza personale, senza mai rinnegare la propria femminilità. Questo é il mondo delle Suicide Girls, una dimensione di cui si parlerà ancora per molto tempo e che vale la pena di visitare con curiosità.