“Se giochi a fare un po’ il genio, poi lo diventi” disse un
tempo Salvador Dalì. Un motto affermato e incarnato nella sua stessa figura: un
artista nel vero senso della parola, amante e fautore di ogni forma estetica,
capace di andare ben oltre quest’ultima e rappresentarne un contenuto senza
limiti e senza regole imposte dalla pura razionalità. E’ proprio questo che fa
insegnamento alla mostra allestita al Vittoriano, “Salvador Dalì. Un artista,
un genio”. Sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana,
dopo quasi sessant’anni dall’ultima retrospettiva, ritorna nella capitale una
mostra grandiosa dedicata al celebre maestro catalano, e come afferma la stessa
direttrice del “Centro per gli studi daliniani alla Fundaciò Gala-Salvador
Dalì”, c’è da sottolineare l’importanza e la rarità di questo evento, che trova
collaborazioni tra Spagna e Italia solo in occasione di progetti di una certa
rilevanza. La mostra inaugurata nella capitale l’8 Marzo, che si protrarrà al
Complesso del Vittoriano fino al 1° Luglio, segue un doppio filo conduttore: da
un lato raccontare non solo il Dalì artista, ma anche il Dalì uomo, genio,
schizofrenico, quella mente nutrita di un’immaginazione fuori controllo,
spietatamente realista nella descrizione di ciò che tuttavia è altamente
visionario; dall’altro vuole raccontare la storia “felice” tra Salvador Dalì e
l’Italia. L’artista mancava a Roma dal 1954, anno della mostra a Palazzo
Pallavicini Rospigliosi, e qui potè finalmente ammirare dal vivo le opere dei
Maestri rinascimentali, in particolare Raffaello, con cui tentò di confrontarsi
per tutta la vita. Dunque Dalì frequentò a lungo l’Urbe e il nostro Paese,
metabolizzandone le suggestioni e ricevendone continui spunti di ideazione e
innovazione creativa, lavorando anche a progetti, costumi, scenografie, in
collaborazione, fra l’altro, con Luchino Visconti. Da qui è facile dedurre le
ascendenze italiane dei dipinti di Dalì, riscontrabili persino nei cartoon
elaborati con Walt Disney, in cui le sculture dell’antichità e le atmosfere
tipiche di Giorgio de Chirico e Gino Severini fanno da silenzioso protagonista.
Genio dalle mille sfaccettature, abile raffiguratore e comunicatore, Dalì ha
saputo mutare le umane angosce e le proprie personali manie in una ricerca
meravigliosa, quel “meraviglioso” che lo stesso André Breton, teorico del
Surrealismo, considerava il fine di ciò che possa essere degno di essere
chiamato “arte”. La mostra, attraverso un percorso di ben 103 opere, tra cui
olii, disegni e acquerelli, e più di 100 documenti tra filmati, lettere e
oggetti, vuole tessere il filo eccentrico e affascinante che fa di Dalì uno
degli artisti più famosi e amati della contemporaneità. Ma questa
contemporaneità, come accoglie Dalì, frutto di quella stessa contemporaneità
che ha risucchiato tutti noi nel vortice nel materialismo? Salvador Dalì ha
avuto un successo che si è rivelato essere un’arma a doppio taglio: piace a
tutti ma la sua interpretazione viene spesso fuorviata e ridotta a semplice
stilismo da apprezzare in quanto tale. L’interpretazione è sempre una fusione
di orizzonti, in cui la nostra lettura deve incrociarsi con ciò che ha prodotto
l’oggetto, in questo caso l’opera d’arte. Da cosa nasce questa pittura onirica,
fatta di slittamenti di senso, accociazioni libere e automatismo fantastico? Attraverso le scoperte freudiane del
primo Novecento l’uomo venne messo di fronte alla verità su se stesso: quasi la
totalità dei pensieri fluisce sotto il livello della coscienza. Davanti a ciò
l’uomo, ma soprattutto l’artista contemporaneo, vede confermato il progressivo
svuotamento dei valori occidentali, e vedendo sgretolarsi sotto gli occhi
l’identità che la storia gli ha costruito, viene abbandonato ad una condizione
di profondo ed “inquietante” estraniamento. La crisi che ha investito il
soggetto e il suo senso di fiducia nel mondo, comprese le contraddizioni date
da una società meccanizzata in cui gli oggetti prodotti dall’uomo hanno ormai
il controllo sull’uomo stesso, ha manifestato tutti i sintomi del disagio
interiore di fronte ad uno spaccato storico-sociale fondato su valori borghesi
e positivistici, risolvendosi costruttivamente nell’ “espressione”, nella
proiezione di esigenze interne pure verso l’esterno: in tal modo l’io si
sospende e cede la parola ad una realtà primigenia e astratta. Come avrebbe
potuto l’artista, insofferente nei confronti di questo sistema, adottarne i
valori? Bisognava dar vita ad un nuovo sistema di idee: Salvador Dalì ne è
stato il supremo creatore, produttore di linguaggi diversi e originali, mistici
e inconoscibili, cercando di svelarne al mondo l’essenza, a cui l’uomo
ordinario il più delle volte non può accedere perché collocato dietro le
apparenze.
"If you play to do some 'genius, then it becomes" Salvador Dali once said. An established and embodied in its motto the same figure: an artist in the truest sense of the word, a lover and supporter of every aesthetic form, capable of going beyond it, and represent a content without limits or rules imposed by the purely rational. And 'this is what makes teaching at the exhibition at the Vittoriano, "Salvador Dali. An artist, a genius. " Under the patronage of the President of the Italian Republic, after almost sixty years since the last retrospective, a show great returns in the capital dedicated to the famous Catalan master, and as stated by the same director of "Centre for Studies in the Fundació Gala-Dalí Salvador Dali ", let's underline the importance and rarity of this event, which is collaboration between Spain and Italy only in connection with projects of a certain relevance. The exhibition opened in the capital on March 8, which will run at the Vittoriano Complex until July 1, followed by two elements: first, tell not only the artist Dali, but Dali the man, genius, schizophrenia, that nourished the mind of an imagination out of control, ruthlessly realistic description of what is highly visionary, however, the other wants to tell the story "happy" between Salvador Dali and Italy. The artist was missing in Rome since 1954, the year of the exhibition at the Palazzo Pallavicini Rospigliosi, and here was finally able to see live the works of Renaissance masters, especially Raphael, with whom he tried to confront throughout their lives. So long Dali attended the City, and our country, metabolizzandone receiving suggestions and ideas for continuous innovation and creative design, also working on projects, costumes, set design, in cooperation, inter alia, by Luchino Visconti. Hence it is easy to infer the ancestry of Italian paintings of Dali, found even in the cartoon drawn by Walt Disney, where the ancient sculptures and atmosphere typical of Giorgio de Chirico and Gino Severini are the silent protagonist. Multifaceted genius, skilled communicator and raffiguratore, Dali has been able to mutate the human anguish and their personal foibles in a wonderful research, that "wonderful" that the same André Breton, the Surrealist theorist, considered the end of what may be worthy to be called "art". The exhibition, through a path of at least 103 works, including oils, watercolors and drawings, and more than 100 documents including videos, letters and objects, wants to weave the thread that is quirky and charming one of Dali's most famous and beloved artists of contemporaneity. But this contemporary, welcoming as Dali, the fruit of that same modernity that has us all sucked into the vortex of materialism? Salvador Dali was a success which proved to be a double edged sword: everyone likes but its interpretation is often misguided and reduced to simple styling to be appreciated as such. The interpretation is always a fusion of horizons, in which our reading has to intersect with what he produced the object, in this case, the work of art. Where does this dream-like paintings, made of slippage of meaning, free and automatic accociazioni great? Through the discoveries of Freud's early twentieth-century man was confronted with the truth about himself: almost all of the thoughts flowing below the level of consciousness. In front of this man, but especially the contemporary artist, sees confirmed the progressive depletion of Western values, crumbling under the eyes and seeing the identity of that history is constructed, is abandoned to a state of deep and "disturbing"estrangement. The crisis affecting the subject and his sense of confidence in the world, including the contradictions given by a mechanized society in which the objects produced by humans have been controlling man himself, he showed all the symptoms of inner discomfort faced with a historical and social values based on positivism and bourgeois, in resolving constructively '"expression", in the projection of internal needs as well to the outside, so the ego is suspended and gave the floor to a primordial reality, andabstract. How could the artist, impatient with this system, adopt the values? Needed to create a new system of ideas: Salvador Dali it was the supreme creator, producer of different languages and original, mystical, unknowable, trying to reveal to the world the essence, to which the ordinary man more often than not be accessed because it is situated behind the appearances.
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