mercoledì 16 maggio 2012

Fashion save the queen: lo stile londinese dalle passerelle alla metro.


Chi non rinuncia a capi ecologisti e chi opta per le fantasie esagerate, chi osa e chi gioca sulle rivisitazioni del guardaroba maschile: ecco i look proposti al popolo della moda che ha seguito le sfilate della London Fashion Week. Vivienne Westwood, come al solito, imprime la sua zampata ineguagliabile alla Settimana della Moda di Londra, rivestendo la nuova collezione di un perfetto stile post punk, un classico sempre rinnovabile. La stilista britannica ha portato sulle passerelle londinesi una collezione intrisa di grande eclettismo e dalla forte influenza rock, rivisitando grandi classici in chiave asimmetrica e ultra contemporanea: il risultato è una linea ferocemente femminile, originale e mai scontata. La collezione ha un nome che riecheggia un po’ il famoso album dei Sex Pistols, i cui legami con la Westwood sono “storici”: Fashion save the Queen (nel senso della regina Elisabetta II d'Inghilterra). Questo nome, afferma la Westwood, rappresenta un tributo a Londra nell’anno delle Olimpiadi e del Giubileo della Regina, realizzata attraverso una curiosa messa in scena di racconti di corte e di strada: uno sguardo agli eroi del passato che sembravano incredibili nei loro abiti. Artisti, intellettuali, scienziati, gente colta: un’ ispirazione tratta dal passato e catturata nelle sue creazioni. Il XVII secolo, ad esempio, è stato un'epoca di avventurieri e di personalità intraprendenti, il momento in cui i britannici hanno forgiato la propria identità nazionale non solo a livello politico ma anche commerciale. Insomma, la regina del punk continua senza esitazioni a dar vita a un’arte sempre e comunque fuori dagli schemi. Tra un omaggio al cappottino rosa di Elisabetta, che diventa una grande vestaglia di raso rosa, e un occhiolino alle punte punk, molti sono i riferimenti proprio al suo World's End, il suo primo negozio di Londra dove l'orologio dell'insegna continua ancora oggi a girare al contrario: é da questi mix che nascono i tagli strappati e i corsetti sei e settecenteschi strutturati, ricamati con perle, pietre e croci di rubino. La stessa inclinazione rock con una “vena malinconica” verso il passato,  tipica del London Style ,viene ripresa da Sara Burton. La designer si occupa del brand di Alexander McQueen da quando lo stilista è scomparso quasi 2 anni fa, e lo fa seguendo l’ispirazione visionaria del fondatore, avendone conosciuto da vicino il genio creativo durante i 16 anni passati a lavorare al suo fianco. La nuova collezione Primavera Estate 2012 parla ancora la stessa lingua di McQueen e ne rispetta il gusto e le tradizioni stilistiche, ma porta già i primi segni del gusto sofisticato e femminile di Sara. Volumi volutamente esagerati, pizzi, ricami, contrasti e accostamenti che uniscono dettagli fetish ad abiti in pizzo, trasparenze seducenti e particolari sorprendenti. Comune denominatore di quasi tutti i look proposti è l’ intenzione di segnare il punto vita e valorizzare le forme femminili. Punto di forza, tra gli accessori, sono proprio i bustini, soprattutto quello con le stecche, da portare rigorosamente a contrasto con il romanticismo di pizzo. Ma nelle “passerelle urbane” di Londra, cosa si nota in fatto di stile? Londra è una delle città più cosmopolite al mondo, se non forse la più cosmopolita. Può sembrare una frase fatta, ma ogni persona ha un suo stile di vita, un suo modo di parlare l'inglese ed una sua concezione di moda. La prima cosa che salta all'occhio è che a Londra, al contrario dell'Italia, non si da assolutamente importanza alla griffe in mostra. Solo le ragazze che hanno una vita agiata sfoggiano accessori Louis Vuitton, Gucci, Fendi, etc. Tutti gli altri all'inizio appaiono come anonimi: capi monocolor che seguono la stagione sono abbinati però con eleganza e a volte con eccentricità ricercata, perchè nella capitale britannica si può essere come si vuole. Non essendoci un vero e proprio filo comune tra il modo di vestire di ragazze e ragazzi, ognuno è libero di interpretare lo stile individuale ed il suo senso di appartenenza come preferisce. Se volessimo definire uno stile comune è il casual a farne da padrone: ci sono varie catene di negozi di abbigliamento che puntano tutta la loro linea sul casual ed è qui che la maggior parte dei ragazzi/e londinesi acquista i propri capi. Tutto passa inosservato: le persone sono puntini che camminano frenetici, e alla fine della giornata altro non sono che tanti numeri che andranno nelle statistiche di “Transports for London”, relative all’affluenza media in ogni fermata della metropolitana. E’ per questo che tacchi spropositati, creste da punk, vestiti iper-stretch e cani nelle pochette sono tutti “accessori” estremamente comuni per un londinese; ma sono invece ragione di estrema curiosità per i nostri concittadini in vacanza, i quali fanno fatica a non sottolineare - ad alta voce - i passanti per strada, o a non emulare questi ultimi, acquistando occhiali e accessori estremamente sopra le righe da sfoggiare con vanto durante il weekend, o da immortalare nelle foto da mostrare agli amici.



Who does not waive leaders and environmentalists who opt for the exaggerated fantasies, those who dare and who plays on reinterpretations of the male wardrobe here is the proposed look of the people who followed the fashion catwalks of London Fashion Week. Vivienne Westwood, as usual, gives her paw quality at Fashion Week in London, covering the collection of a new-style post-punk, always a classic renewable. The British designer has brought on the catwalks in London a collection full of great eclecticism and strong rock influences, revisiting classics in the key and asymmetric ultra contemporary: the result is a fiercely feminine, original and never predictable. The collection has a name that resonates with some 'famous album of the Sex Pistols, whose ties with the Westwood are "historical": Fashion Save the Queen (in the sense of Queen Elizabeth II of England). This name, says Westwood, is a tribute to the Olympics and London in the year of the Jubilee of the Queen, made through an unusual staging of short stories and street: a look at the heroes of the past that looked amazing in their dresses Artists, intellectuals, scientists, educated people: a 'inspiration comes from the past and caught in his creations. The seventeenth century, for example, was an age of adventurers and resourceful personality, the moment when the British have shaped the national identity not only in political but also commercial. In short, the queen of punk continues without hesitation to give life to an art always outside the box. Among a tribute to pink coat of Elizabeth, who becomes a big pink satin robe, and a wink to the tips punk, there are many references to his own World's End, his first shop in London where the clock of the sign continues now turn to the contrary: it is from these that arise mix cuts and ripped six corsets and eighteenth structured, embroidered with pearls, stones and crosses of ruby. The same tilt rock with a "melancholic" to the past, the typical London style, is taken up by Sarah Burton. The designer is responsible for the brand since the designer Alexander McQueen passed away almost 2 years ago, and it does so by following the inspiration of the visionary founder, having intimately known creative genius during the 16 years spent working at his side. The new Spring Summer 2012 still speaks the same language of McQueen and respects the taste and stylistic traditions, but it already bears signs of a sophisticated and feminine Sara.Deliberately exaggerated volumes, lace, embroidery, contrast and detail combinations that combine fetish dresses in lace, seductive transparencies and surprising details. The common denominator of almost all the proposed look is the 'intention to mark the life and enhance the female form. Strength, including accessories, are just the bodices, especially the one with the sticks, wearing strictly in contrast with the romanticism of lace. But in "urban walkways" in London, do you notice in terms of style? London is one of the most cosmopolitan cities in the world, except perhaps the most cosmopolitan. It may seem a cliché, but every person has a lifestyle, a way of speaking English and his conception of fashion. The first thing you notice is that London, unlike Italy, will be absolutely no importance to the brand on display. Only girls who have a comfortable life flaunt accessory Louis Vuitton, Gucci, Fendi, etc..All other initially appear as anonymous: monocolor leaders following the season, however, are combined with refined elegance and sometimes eccentric, because in the British capital may be how you want. As there is no real common thread between the dress of girls and boys, everyone is free to interpret the individual style and sense of belonging as they wish. If we wanted to define a common style is casual to make a master: there are several chains of clothing stores that link their entire line on casual and it is here that most of the boys / and Londoners buy their clothes. Everything goes unnoticed: people are walking frantic dots, and at the end of the day are nothing more than a lot of numbers that go into the statistics of "Transports for London", on average inflow in every metro station.And 'why disproportionate heels, punk crests, clothing stretch hyper-and dog clutch are all in the "accessories" extremely common for a Londoner, but rather because of extreme curiosity about our fellow citizens on vacation, who are struggling to not stress - loudly - passersby on the street, or not to emulate them, buying glasses and accessories, very over the top to show off with pride over the weekend, or to be immortalized in photos to show to friends.

2 commenti:

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  2. Importante nell’estetica è comprendere la dinamica del tempo psicologico, dell’esperienza, della conoscenza, della memoria, del passato che vengono continuamente proiettati sul presente. Il presente viene così occultato,deformato dalle passate esperienze, dalla conoscenza e non compreso per quelloche è. La consapevolezza di questa dinamica ci può liberare dal tempo, dalle sensazioni, dal processo di riconoscimento, dandoci la possibilità di una percezione che non si fonda né su immagini precedenti, né sulla denominazione. Questa percezione è intuizione, è l’essenza della sensibilità, è bellezza. L’intuizione non basandosi sulla memoria, sulla conoscenza, è al di là del tempo psicologico, anche se può utilizzare le conoscenze passate.
    La bellezza è assenza di pensiero, del tempo, dell’ego in ambito psicologico e relazionale. È uno stato mentale che non necessariamente deve essere espresso perché chi vive in quella condizione è libero dal bisogno, dalla necessità dell’autoaffermazione. È una condizione di spogliazione, di vuoto, di distruzione delle passate certezze, di liberazione da ogni condizionamento, di libertà dall’esperienza personale o acquisita dagli altri. Tutto ciò è possibile attraverso l’autoconoscenza momento per momento, nelle relazioni con gli oggetti, le idee, le persone, la natura. È questo lo specchio in cui possiamo vederci per quello che siamo. È un’autoconoscenza che quindi non da mai per acquisite, scontate, conoscenze del passato,
    ma osserva e comprende quello che è il presente nella sua autonomia, in un processo che si fa sempre più profondo e che non ha mai fine. In questa disposizione è necessario rifiutare ogni autorità, compresa quella di Krishnamurti, in un’indagine che nega ogni metodo, ogni abitudine, ogni prassi consolidata. Nell’osservazione di solito introduciamo il giudizio, la comparazione, l’associazione, la denominazione che crea una distanza, una divisione fra osservatore e osservato. È la stessa divisione che si crea fra pensatore e pensiero, fra colui che compie l’esperienza e l’esperienza, quando invece sono un fenomeno congiunto. La mente che comprende, intuisce che dietro la frammentarietà vi è un fenomeno congiunto subisce una trasformazione profonda.
    Il termine vuoto viene usato in due sensi completamente diversi: da un lato è l’insensatezza di un processo d’identità che si basa sul pensiero e le immagini, dall’altro è la possibilità stessa della creazione.
    Quando si è compreso il ruolo fittizio delle immagini mentali e dell’identità psicologica che su esse si basa, la loro funzione divisiva, causa di continui conflitti, la coscienza mette spontaneamente da parte il passato. La mente per il semplice atto della comprensione compie un atto di distruzione che le permette di essere vuota, calma, silenziosa. In questa dimensione si attua la creazione. In questo senso, creazione è distruzione. Comprendere tutto ciò è meditazione.
    L’arte dell’ascolto e dell’osservazione sono fondamentali perché sono alla base dell’arte di vivere. :) JK

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