martedì 22 maggio 2012

Hip Hop, quando la passione si intreccia con la vita.



Danza Hip Hop: Popping, Locking, B-boying o Breaking, ma sempre e comunque un’arte che nasce e si sviluppa nell’ambiente urbano, e non in Accademia. Oggi per Hip Hop si intende una disciplina di ballo, recentemente considerata anche come "danza sportiva" dalla IDSF (International Dance Sport Federation), che proviene o aderisce ai principi culturali ed estetici del movimento Hip Hop. B-boying (Breakdance), Locking, Popping e Uprock sono le originali danze "di strada" (street dance), ma  la principale danza Hip hop è considerata il B-boying, poiché nata assieme alle altre discipline fondamentali del Dj'ing, del Writing, e dell’ Mc'ing. Negli ultimi anni si sono sviluppati nuovi stili di danza come il New style, il Krumping e l'House , ma non sono accettate da tutti come danze hip hop, poiché sviluppatisi in contesti culturali molto differenti da quelli originali. L’hip hop ha infatti molte radici differenti: la musica, il ritmo e lo spirito sono derivazioni dei tamburi africani, e la danza proviene dalle tribù africane, dal Kung Fu cinese, dalla Capoeira brasiliana e da innumerevoli altre influenze. Tutti questi stili differenti arrivarono insieme, sia nella East coast che nella West coast, a formare tutti quegli stili dell’hip hop che noi oggi conosciamo. Molte scuole di ballo offrono l'opportunità di imparare le danze hip hop, ma solitamente si tratta di breakdance o combinazione di elementi di varie danze, poiché costituiscono un genere molto vasto, e l'insegnante ha quindi  la possibilità di dare una propria interpretazione personale alle lezioni, mescolando i generi e creando stili e contaminazioni sempre diverse, per poi proporre il proprio personale lavoro in contest e concorsi vari. In Italia, come all’estero, si stanno sviluppando diverse possibilità in tal senso, e ne è un esempio il grande evento sbarcato a Roma Sabato 12 Maggio al Teatro Italia: il World Hip Hop Dance Championship, la competizione di street dance prodotta dai creatori del celebre talent show “Randy Jackson presents AMERICA'S BEST DANCE CREW”, in onda su MTV. Il contest è stato suddiviso in due fasi, una dedicata ai giovanissimi della categoria Junior (riservata agli street dancer di età compresa tra 7 e 12 anni) e alle Crew esordienti della categoria Megacrew (riservata a gruppi senza limiti di età compresi tra 12 e 40 elementi), l’altra dedicata alle promettenti Crew della categoria Varsity (dedicata agli street dancer di età compresa tra 13 e 17 anni) e alle super Crew della categoria Adult (riservata agli street dancer over 18). I giovani street dancers si sono affrontati a colpi di bounce, beat e waves nel tentativo di convincere i 7 componenti della giuria e qualificarsi per la finale mondiale in programma alla Orleans Arena di Las Vegas (1-5 Agosto 2012), dove approderanno le Crew vincitrici delle qualificazioni ospitate in oltre quaranta paesi. Lo spettacolo ovviamente è stato avvincente, acceso da una grandissima competizione tra i più talentuosi danzatori italiani: tutti ingredienti di una ricca serata che inoltre ha visto la partecipazione, in qualità di giudici, di alcuni dei più importanti esponenti della street dance italiana, come Betty Style (protagonista del film Street Dance 2), Laccio (leader dei Modulo Project, attuale corpo di ballo della trasmissione “The Show Must Go Off”), Kris e Sponly Love (già noti al grande pubblico come insegnanti hip hop del talent Amici), Fritz, leader della scena underground italiana e Meg, prima giudice italiana internazionale del World Hip Hop dance Championship. Tutto ciò nella cornice di una presentazione impeccabile e di stile, quella di Rido, voce della celebre competizione di breakdance Battle of the Year. Vari gruppi di danza rivendicano di fare hip hop, ma quello che non capiscono in molti, anche nel pubblico appassionato, è il significato profondo del nome, che rappresenta l’origine e li nucleo propulsivo della passione e del coinvolgimento di chi dedica tutto se stesso a questa disciplina. Al giorno d’oggi tutte le palestre offrono classi di hip hop, ma i veri ballerini di hip hop ballano come danzatori/insegnanti hip hop in palestra? Esiste un vero stile hip hop, autentico. Se sei un vero ballerino di hip hop lo sai. Lo mangi, lo respiri, lo vivi. Ciascun ballerino di hip hop deve conoscere la storia e l’origine dell’hip hop ed i personaggi storici che ci sono dietro in modo da poter diffondere queste informazioni alle prossime generazioni. Questo è l’unico modo per mantenere viva la cultura di questa danza, senza mai radicalizzare la tradizione, ma solo per prenderne coscienza e creare innovazioni sempre in gioco.

mercoledì 16 maggio 2012

Fashion save the queen: lo stile londinese dalle passerelle alla metro.


Chi non rinuncia a capi ecologisti e chi opta per le fantasie esagerate, chi osa e chi gioca sulle rivisitazioni del guardaroba maschile: ecco i look proposti al popolo della moda che ha seguito le sfilate della London Fashion Week. Vivienne Westwood, come al solito, imprime la sua zampata ineguagliabile alla Settimana della Moda di Londra, rivestendo la nuova collezione di un perfetto stile post punk, un classico sempre rinnovabile. La stilista britannica ha portato sulle passerelle londinesi una collezione intrisa di grande eclettismo e dalla forte influenza rock, rivisitando grandi classici in chiave asimmetrica e ultra contemporanea: il risultato è una linea ferocemente femminile, originale e mai scontata. La collezione ha un nome che riecheggia un po’ il famoso album dei Sex Pistols, i cui legami con la Westwood sono “storici”: Fashion save the Queen (nel senso della regina Elisabetta II d'Inghilterra). Questo nome, afferma la Westwood, rappresenta un tributo a Londra nell’anno delle Olimpiadi e del Giubileo della Regina, realizzata attraverso una curiosa messa in scena di racconti di corte e di strada: uno sguardo agli eroi del passato che sembravano incredibili nei loro abiti. Artisti, intellettuali, scienziati, gente colta: un’ ispirazione tratta dal passato e catturata nelle sue creazioni. Il XVII secolo, ad esempio, è stato un'epoca di avventurieri e di personalità intraprendenti, il momento in cui i britannici hanno forgiato la propria identità nazionale non solo a livello politico ma anche commerciale. Insomma, la regina del punk continua senza esitazioni a dar vita a un’arte sempre e comunque fuori dagli schemi. Tra un omaggio al cappottino rosa di Elisabetta, che diventa una grande vestaglia di raso rosa, e un occhiolino alle punte punk, molti sono i riferimenti proprio al suo World's End, il suo primo negozio di Londra dove l'orologio dell'insegna continua ancora oggi a girare al contrario: é da questi mix che nascono i tagli strappati e i corsetti sei e settecenteschi strutturati, ricamati con perle, pietre e croci di rubino. La stessa inclinazione rock con una “vena malinconica” verso il passato,  tipica del London Style ,viene ripresa da Sara Burton. La designer si occupa del brand di Alexander McQueen da quando lo stilista è scomparso quasi 2 anni fa, e lo fa seguendo l’ispirazione visionaria del fondatore, avendone conosciuto da vicino il genio creativo durante i 16 anni passati a lavorare al suo fianco. La nuova collezione Primavera Estate 2012 parla ancora la stessa lingua di McQueen e ne rispetta il gusto e le tradizioni stilistiche, ma porta già i primi segni del gusto sofisticato e femminile di Sara. Volumi volutamente esagerati, pizzi, ricami, contrasti e accostamenti che uniscono dettagli fetish ad abiti in pizzo, trasparenze seducenti e particolari sorprendenti. Comune denominatore di quasi tutti i look proposti è l’ intenzione di segnare il punto vita e valorizzare le forme femminili. Punto di forza, tra gli accessori, sono proprio i bustini, soprattutto quello con le stecche, da portare rigorosamente a contrasto con il romanticismo di pizzo. Ma nelle “passerelle urbane” di Londra, cosa si nota in fatto di stile? Londra è una delle città più cosmopolite al mondo, se non forse la più cosmopolita. Può sembrare una frase fatta, ma ogni persona ha un suo stile di vita, un suo modo di parlare l'inglese ed una sua concezione di moda. La prima cosa che salta all'occhio è che a Londra, al contrario dell'Italia, non si da assolutamente importanza alla griffe in mostra. Solo le ragazze che hanno una vita agiata sfoggiano accessori Louis Vuitton, Gucci, Fendi, etc. Tutti gli altri all'inizio appaiono come anonimi: capi monocolor che seguono la stagione sono abbinati però con eleganza e a volte con eccentricità ricercata, perchè nella capitale britannica si può essere come si vuole. Non essendoci un vero e proprio filo comune tra il modo di vestire di ragazze e ragazzi, ognuno è libero di interpretare lo stile individuale ed il suo senso di appartenenza come preferisce. Se volessimo definire uno stile comune è il casual a farne da padrone: ci sono varie catene di negozi di abbigliamento che puntano tutta la loro linea sul casual ed è qui che la maggior parte dei ragazzi/e londinesi acquista i propri capi. Tutto passa inosservato: le persone sono puntini che camminano frenetici, e alla fine della giornata altro non sono che tanti numeri che andranno nelle statistiche di “Transports for London”, relative all’affluenza media in ogni fermata della metropolitana. E’ per questo che tacchi spropositati, creste da punk, vestiti iper-stretch e cani nelle pochette sono tutti “accessori” estremamente comuni per un londinese; ma sono invece ragione di estrema curiosità per i nostri concittadini in vacanza, i quali fanno fatica a non sottolineare - ad alta voce - i passanti per strada, o a non emulare questi ultimi, acquistando occhiali e accessori estremamente sopra le righe da sfoggiare con vanto durante il weekend, o da immortalare nelle foto da mostrare agli amici.