Roma: Immaginate che il vostro personaggio di fumetti preferito non sia solo un disegno relegato tra le pagine inchiostrate di un volume tenuto con cura nella vostra libreria, che egli potesse prendere vita con fattezze congeniali a quella che si dice “realtà”. Non è la trama di un film di fantasia, è il Cosplay. Il Romacomics 2012 , come ogni anno, è stato segnato dalla presenza di costumi colorati e ricchi di dettagli che contornano lo scenario dei classici appassionati di fumettologia ; gruppi sempre più folti si uniscono alle manifestazioni nazionali dando vita al loro personaggio preferito, e sempre più spettatori sono attratti dalla vetrina dei cosplayers. Il fenomeno, che ormai sta prendendo piede tra le nuove generazioni diventando un’identità culturale, ha origini giapponesi ( dal termine Kosupure, “Kosplè” ) e ha come complice l’usanza e la veloce diffusione dei Giochi di Ruolo dal vivo. Cosplay, “ costume play” ovvero “recita in costume”, consiste nell’indossare un costume di un personaggio manga, ma anche anime, videogiochi , film, serie tv e J-rock, per interpretarne il modo di agire. Una vera gara ludica e non per chi si cimenta nel costume più amato, riconosciuto, fedele alle caratteristiche e, perché no, anche fotografato dalle centinaia di persone incuriosite e catturate da questi personaggi improvvisamente catapultati nel mondo della realtà e che sembrano appena usciti dagli stand di fumetti e videogiochi esposti alla fiera. Ma perché il cosplay? Nonostante agli occhi dei tanti possa nascondere un desiderio infantile e la ricerca di un’identità con cui empatizzare, conserva una sorta di mistero e nasconde tanti punti di vista diversi al suo interno: c’è chi lo considera un semplice passatempo, chi lo pratica ogni tanto e chi giorno e notte, chi lo vive come un fatto personale e serio. Fatto sta che chiamarla arte non è poi così azzardato; tralaltro la naturale propensione dei cosplayers è quella di realizzare da sé i costumi, per creare dettagli e personalità che ricalchino non sono il carattere da mettere in scena, ma anche le proprie connotazioni fisiche e spinte emotive personali, dal momento che converrebbe essere il più vicino possibile e predisposto in parte alla somiglianza con colui di cui si vestirà i panni ( a questo resistono quelle eccezioni di neofiti o persone troppo pigre per cogliere lo spirito del “gioco”). Dietro tutto ciò non c’è solo desiderio di apparire, ma anche passione, condivisione e voglia di creare una cerchia di affini, un gruppo distintivo dove ritrovarsi tra chi considera la fantasia degna quanto la realtà. A conclusione, non c’è da stupirsi che il cosplay abbia acquisito una grandissima notorietà mediatica e sia diventata anche, erroneamente, una moda. Se un tempo eravamo noi ad alienarci dalla realtà per vivere nella fantasia come i nostri amati personaggi, ora sono loro che vengono a cercarci per farci vivere la realtà come qualcosa di fantastico. Il Romacomics 2012 , come ogni anno, è stato segnato dalla presenza di costumi colorati e ricchi di dettagli che contornavano lo scenario dei classici appassionati di fumettologia ; gruppi sempre più folti si uniscono alle manifestazioni nazionali dando vita al loro personaggio preferito e sempre più spettatori sono attratti dalla vetrina dei cospalyers. Il fenomeno, che sta prendendo ormai piede tra le nuove generazioni e che è diventato un’identità culturale, ha origini giapponesi e suona con il termine KOSUPURE ( Kosplè) ed ha come complice l’usanza e la veloce diffusione dei Giochi di Ruolo dal vivo. Cosplay, “ costume play” ovvero “recita in costume”, consiste nell’indossare un costume di un personaggio manga, ma anche anime, videogiochi , film, serie tv e J-rock, e interpretarne il modo di agire. Una vera gara ludica e non per chi si cimenta nel costume più amato, riconosciuto, fedele alle caratteristiche e, perché no, anche fotografato dalle centinaia di persone incuriosite e catturate da questi personaggi improvvisamente catapultati nel mondo della realtà e che sembrano appena usciti dagli stand di fumetti e videogiochi esposti alla fiera. Ma perché il cosplay? Nonostante agli occhi dei tanti possa nascondere un desiderio infantile e la ricerca di un’identità con cui empatizzare, conserva una sorta di mistero e nasconde tanti punti di vista diversi al suo interno: c’è chi lo considera un semplice passatempo, chi lo pratica ogni tanto o chi giorno e notte, chi la vive come una cosa personale e seria. Fatto sta che chiamarla arte non è poi così azzardato, inoltre la naturale propensione di cosplayers è quella di fare da sé i costumi per creare dettagli e personalità congeniali non sono al carattere da mettere in scena, ma anche alle proprie connotazioni fisiche e spinte emotive personali dal momento che converrebbe essere il più vicino possibile e predisposto in parte alla somiglianza con colui di cui si vestirà i panni ( a questo esistono quelle eccezioni di neofiti o persone troppo pigre per cogliere lo spirito del “gioco”). Dietro tutto ciò non c’è solo voglia di apparire, ma passione, condivisione e voglia di creare una cerchia di affini, insomma una gruppo distintivo dove ritrovarsi tra chi considera la fantasia degna quanto la realtà. A conclusione non c’è da stupirsi se il cosplay abbia acquisito una grandissima notorietà mediatica e sia diventata anche, erroneamente, una moda. E se un tempo eravamo noi ad alienarci dalla realtà per vivere nella fantasia come i nostri amati personaggi, ora sono loro che vengono a cercarci per farci vivere la realtà come una fantasia.
Francesca Pellegrino