mercoledì 12 settembre 2012

Bukowski mania: stile di ordinario citazionismo.



Stile esagerato e sboccato, spesso violento : Kerouak, Burroughs, Welsh, Tusset, ma soprattutto il celebre Charles Bukowski. C’è chi lo accosta alla tradizione della beat generation, ma probabilmente, dato il contenuto dei suoi racconti e delle sue poesie e lo stile che calza tutto ciò a pennello, potremmo definirlo un vero e proprio scrittore “pulp”. Grazie alle opere dei "cannibali" in Italia e al successo del film Pulp Fiction, la notorietà del "pulp" indusse il comico Bebo Storti a creare il personaggio dello scrittore pulp Thomas Prostata, protagonista di alcuni sketches del programma televisivo Mai dire gol. Il suo tormentone era la battuta "Pulp, molto pulp... pure troppo!". Vi sono anche scrittori non italiani che presentano uno stile molto simile, come ad esempio Chuck Palahniuk , uno dei maggiori esponenti dello stile pulp contemporaneo:  nel 1996 pubblica infatti il famoso Fight Club, che presenta già alcune somiglianze con il movimento letterario italiano e che diventa ancora più simile in romanzi successivi, stile che non perde neppure nelle sue ultime pubblicazioni, come per esempio Gang bang. Ma torniamo al grande Bukowski : in Italia conosce il successo nel 1978, sulla scia dei trionfi letterari francesi e tedeschi e, da non credere, in America é ancora un perfetto sconosciuto. Che fosse un insuccesso dovuto alla sua autenticità? E' lui che distrugge ogni forma di patriottismo negli Stati Uniti, è lui che vivendo in quella stessa società può raccontare la truffa dell’ “American dream”. Nel libro "Post Office" racconta dei suoi anni di alienazione presso un ufficio postale, descrivendo una società in cui il posto di lavoro non è mai sicuro, in cui si può lavorare per dodici anni presso la stessa azienda senza mai essere assunti dalla stessa, cosa che va ancora di moda oggi. Gli americani, con tutta probabilità, non gli perdonarono di essere americano, così come non perdonano il fatto che gli europei apprezzino uno scrittore che distrugge la società americana. Ma in Europa troviamo uno scenario completamente diverso: esplode una sorta di Bukowski mania, soprattutto a dieci anni dopo la sua morte. In Italia viene portato Bukowski a teatro con l'attore Alessandro Haber, dove viene narrata la sua accoglienza e il suo viaggio in Europa nel libro autobiografico "Shakespeare non l'ha mai fatto", il cui titolo è probabilmente una sua allucinazione alcolica, dove si descrive anche lo scandalo avvenuto alla televisione francese quando fu allontanato o malamente scacciato come un qualunque ubriacone molesto. Ma cos’è che rende Charles Bukowski così amato dalle nuove generazioni di perpetui citazionisti e/o  veri amanti della letteratura? Il vero successo di Bukowski sta nell'essere sempre stato Charles Bukowski e, successo o meno, ciò che più è importante è, aldilà di quello che ha scritto, ciò che poteva e può significare. Rispetto alla tradizione letteraria americana si sente che Bukowski realizza uno scarto, ed è uno scarto significativo: in una scrittura molto ripetitiva e sostanzialmente prevedibile, Bukowski fa irruzione con qualcosa di completamente nuovo, se stesso incarnato in uno stile. La Bukowski mania probabilmente, e purtroppo, è più una questione di apprezzamento vuoto di stile che di profonda empatia con il lettore. Ma d’altronde, lo stesso Bukowski afferma: “ Lo stile è una risposta a tutto. Un nuovo modo di affrontare un giorno noioso o pericoloso fare una cosa noiosa con stile è meglio che fare una cosa pericolosa senza stile. fare una cosa pericolosa con stile è ciò che io chiamo arte. Boxare può essere arte. Amare può essere arte. Aprire una scatola di sardine può essere arte. Non molti hanno stile. Non molti possono mantenere lo stile. Ho visto cani con più stile degli uomini, Sebbene non molti cani abbiano stile. I gatti ne hanno in abbondanza.”