Stile esagerato e sboccato, spesso violento : Kerouak,
Burroughs, Welsh, Tusset, ma soprattutto il celebre Charles Bukowski. C’è chi
lo accosta alla tradizione della beat generation, ma probabilmente, dato il
contenuto dei suoi racconti e delle sue poesie e lo stile che calza tutto ciò a
pennello, potremmo definirlo un vero e proprio scrittore “pulp”. Grazie alle
opere dei "cannibali" in Italia e al successo del film Pulp
Fiction, la notorietà del "pulp" indusse il comico Bebo Storti a
creare il personaggio dello scrittore pulp Thomas Prostata, protagonista
di alcuni sketches del programma televisivo Mai dire
gol. Il suo tormentone era la battuta "Pulp, molto pulp... pure
troppo!". Vi sono anche scrittori non italiani che presentano uno stile
molto simile, come ad esempio Chuck
Palahniuk , uno dei maggiori esponenti dello stile pulp contemporaneo:
nel 1996 pubblica infatti il famoso Fight Club, che presenta già alcune somiglianze
con il movimento letterario italiano e che diventa ancora più simile in romanzi
successivi, stile che non perde neppure nelle sue ultime pubblicazioni, come
per esempio Gang bang. Ma torniamo al grande Bukowski : in
Italia conosce il successo nel 1978, sulla scia dei trionfi letterari francesi
e tedeschi e, da non credere, in America é ancora un perfetto sconosciuto.
Che fosse un insuccesso dovuto alla sua autenticità? E' lui che distrugge ogni
forma di patriottismo negli Stati Uniti, è lui che vivendo in quella stessa
società può raccontare la truffa dell’ “American dream”. Nel libro "Post
Office" racconta dei suoi anni di alienazione presso un ufficio postale,
descrivendo una società in cui il posto di lavoro non è mai sicuro, in cui si
può lavorare per dodici anni presso la stessa azienda senza mai essere assunti
dalla stessa, cosa che va ancora di moda oggi. Gli americani, con tutta
probabilità, non gli perdonarono di essere americano, così come non perdonano il
fatto che gli europei apprezzino uno scrittore che distrugge la società
americana. Ma in Europa troviamo uno scenario completamente diverso: esplode
una sorta di Bukowski mania, soprattutto a dieci anni dopo la sua morte. In
Italia viene portato Bukowski a teatro con l'attore Alessandro Haber, dove viene narrata la sua
accoglienza e il suo viaggio in Europa nel libro autobiografico "Shakespeare
non l'ha mai fatto", il cui titolo è probabilmente una sua allucinazione
alcolica, dove si descrive anche lo scandalo avvenuto alla televisione
francese quando fu allontanato o malamente scacciato come un qualunque
ubriacone molesto. Ma cos’è che rende Charles Bukowski così amato dalle nuove
generazioni di perpetui citazionisti e/o veri amanti della letteratura? Il vero
successo di Bukowski sta nell'essere sempre stato Charles Bukowski e,
successo o meno, ciò che più è importante è, aldilà di quello che ha scritto, ciò
che poteva e può significare. Rispetto alla tradizione letteraria americana si
sente che Bukowski realizza uno scarto, ed è uno scarto significativo: in una
scrittura molto ripetitiva e sostanzialmente prevedibile, Bukowski fa irruzione
con qualcosa di completamente nuovo, se stesso incarnato in uno stile. La
Bukowski mania probabilmente, e purtroppo, è più una questione di apprezzamento
vuoto di stile che di profonda empatia con il lettore. Ma d’altronde, lo stesso
Bukowski afferma: “ Lo stile è una risposta a tutto. Un nuovo modo di
affrontare un giorno noioso o pericoloso fare una cosa noiosa con stile è
meglio che fare una cosa pericolosa senza stile. fare una cosa pericolosa con
stile è ciò che io chiamo arte. Boxare può essere arte. Amare può essere arte.
Aprire una scatola di sardine può essere arte. Non molti hanno stile. Non molti
possono mantenere lo stile. Ho visto cani con più stile degli uomini, Sebbene
non molti cani abbiano stile. I gatti ne hanno in abbondanza.”
Per cogliere novità e modi di essere, di diventare…Istinti, evoluzioni e trasformazioni di una società contemporanea sempre più border-line, dove le differenze talvolta vengono cancellate dall’omologazione. Dalle passerelle al costume, dai luoghi ai rapporti interpersonali, per dare un’istantanea sempre nuova del “coprimento” individuale, dall’abito materiale a quello metaforico: le maschere che ognuno di noi indossa, singolarmente e nel proprio ruolo sociale.
mercoledì 12 settembre 2012
Bukowski mania: stile di ordinario citazionismo.
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